domenica 6 dicembre 2009

Radio Tango


Buon giorno a tutti amici ascoltatori, qui è RadioTango che vi scrive, da oltreoceano.

La Radio infatti è in trasferta in zone dai climi caldi per fare essiccare la muffe ed i funghi cresciuti sui mixer negli ultimi 2 mesi.

Sto scrivendo svaccata su un letto dopo un'abbuffata co

smica di carne,sono le 11 di sera, li da voi sono le 3 di notte. Se siete avanti!

Ma cosa è successo nelle ultime 36 ore? Cosa ha portato

i nostri eroi ad avventurarsi nelle lontane americhe in quel di

novembre? Beh, qui ci sono 25 °C e il sole. Mi sembra abbastanza no?

Comunque partiamo dall'incomincio.

Prefazione:

La """squadra juniores""" italiana di volo a vela, composta dai migliori individui selezionati a seguito di svariate e difficili prove, ha ricevuto un finanziamento da parte del’Aeroclub d’Italia per un allenamento. Dato che la notizia è arrivata a fine estate ci siamo trovati COSTRETTI AD ANDARE NELL'EMISFERO SUD.

La vita si sa, è fatta di scelte difficili... lascio dello spazio vuoto per tutti i gelosi (volovelisti e persone normali) che i stanno mandando dei cancheri.

Bene, torniamo quindi alla sera del 10 novembre, ore 9 in pacca quando NicoIca (si scrivono insieme dato che si muovono sempre in branco ed è praticamente impossibile trovare uno senza l'altro/a) ed io ci imbarchiamo sul volo Alitalia Bologna-Roma.


Per la prima volta salgo su un aereo di linea con un paracadute (si, ci siamo dovuti postare dietro i nostri), per altro totalmente inutile dato che è nella stiva. Ma mi fa piacere pensare che in caso di problemi una giovane valigia con famiglia a casa possa salvarsi utilizzando il mio paracadute che le giace accanto nel bagagliaio.

Nella grande capitale ci uniamo con l'altra parte del gruppo: il Generale e Claudio.

Il Generale sfoggia il suo passaporto svizzero con copertina di velluto rossa, moooolto in.

Ci imbarchiamo sul Roma-Buenos Aires. Risultato del volo positivo: intascati 3 pacchetti di ckackers, 1 di salatini e 3 tovagliolini per me che ho il raffreddore e devo soffiarmi il naso ogni 10 secondi.

Arriviamo a Buenos Aires e siamo oramai rachitici dopo 14 ore di volo durante le quali nessuno ha dormito perché Claudio ha russato come un facocero per tutto il tempo.

Ci appropinquiamo alla zona bagagli dell'aeroporto pensando verso quali meravigliosi posti esotici si stiano dirigendo ora le nostre valige.

Incredibilmente le valige arrivano; niente paura, le prederemo al ritorno.

Sguinzagliamo NicoIca alla ricerca della compagnia di taxi più economica per arrivare a Junìn (che non si legge “giunin” ma #nin, dove # sta per la C con sputacciamento che piace tanto ai crucchi). Troviamo un taxi con bagagliaio abbastanza grande per tutti i nostri bagagli (soprattutto quelli di Claudio che sono imponenti a causa della grande quantità di scarpe da tango che si è portato dietro).

Ci guardiamo in faccia un secondo prima di salire sul taxi: noi 5 + taxista = 6.

Ningun problema, 4 possono stare dietro insieme, sono solo 300 km da Buenos Aires a Junìn!

Così partiamo, el Hombre del taxi ci allieta il viaggio con interessanti digressioni sulla politica argentina mentre ci trasporta incredibilmente incolumi attraverso le vie della capitale. Una guida da pauuuuuuuuuuuuuuuura (con la u chiusa), degna del miglior napoletano, sorpassa indifferentemente a destra, a sinistra e, se c’è spazio, anche sotto.

Nel frattempo abbiamo modo di ammirare un parco macchine non da poco, tutte a carbone a giudicare dagli scarichi… Ma il meglio sono i BUS, no, gli OMNIBUS, in pratica qui in Agentina non ci sono più treni a causa di un piccolo incidente diplomatico. Un giorno la signora Paula, fida domestica nella reggia del Presidente argentino, scoprì sua Signoria a giocare al giuoco del “baccepandon” con una dama che senz’ombra di dubbio non era la prima donna. Dopo un primo momento di smarrimento il Presidente si ricompose, la dama pure, e rimasero a guardare come fave abbrustolite la domestica che li aveva sorpresi proprio durante il momento clou del gioco. La signora Paula, il cui marito guidava il bus come primo impiego ed il cui figlio guidava una slitta trainata da cani in Antartide, decise di trarre profitto dalla situazione e minacciò il Presidente dicendo che avrebbe reso pubblica la faccenda se lui non avesse provveduto a far diventare ricchi lei e la sua famiglia. Detto fatto, il giorno seguente il Presidente decretò che i treni erano assolutamente immorali ed anticostituzionali. Gonzalo, il marito della signora Paula, venne promosso a direttore della nascente industria di trasporti che vantava nuovi bus e slitte da neve con mute di husky. Purtroppo le cose non andarono come previsto: le nevicate diminuirono in città, le slitte si bloccarono e gli husky si sciolsero. Infine il signor Gonzalo tirò le cuoia dopo 3 mesi a causa di un’indigestione di tampelloni e quindi, dopo aver comprato la prima partita di autobus, nessuno si è più preoccupato di cambiarli. Questa piacevole digressione spiega il motivo per cui tutti gli autobus sono dei Mercedes dell’anteguerra che cadono a pezzi.

Comunque sia: arriviamo a Junìn dopo una breve pausa pranzo-abbuffata lungo la strada in un localetto tipico (quattro assi inchiodati con un telo tirato sopra e un’enorme barbecue a lato strada).

A Junin congediamo il taxista che nel frattempo aveva tentato di addormentarsi un paio di volte lungo la strada. Entriamo in possesso dei nostri alianti: uno Jantar 2 per me, uno Jantar per Claudio ed un Cirrus per Nico. Strumentazione mooooooooooooooooolto essenziale.

Carrelli fenomenali. Allora, quelli di Caludio e di Nico sono 2 di quei carrelli universali, quelli scoperti che vanno quasi bene per tutto ma non vanno bene esattamente per niente. Un divertimento montare e smontare! Il mio non è molto meglio: diciamo che almeno è chiuso, ma per aprirlo c’è una pompa idraulica: 10 minuti a pompare con la levetta per aprire la grande cozza chiamata carrello. *pensiero profondo: deve essere divertente quando bisogna smontare in fretta perché sta arrivando il temporale!*.

Montiamo gli alianti e li picchettiamo spaccando il martello. Ci riteniamo soddisfatti di quanto fatto fin’ora in aeroporto e, dopo parecchi hola-qui e hola-là, andiamo a prendere visione della nostra reggia: 3 piani con piscina e aria condizionata, immersa nella fauna locale.

Mi spiego meglio: i tre piani sono perché la casa è stata costruita alla *organo di riproduzione maschile* quindi ogni stanza è ad un piano diverso. La piscina si crea da sola in bagno ogni volta che si fa la doccia. L’aria condizionata c’è perché il frigo non si chiude (bisogna metterci ogni volta un elastico). La fauna beh, la fauna è composta da: cani randagi fuori, rospi da della stazza di un pollo medio che ti vien voglia di farli ripieni allo spiedo, e da tutte le bestiole che brulicano per casa, in particolare dai ragni pelosi da 4 etti che pascolano in libertà all’interno della bicocca.

Andiamo a fare la spesa e scopriamo che:

- le amache costano solo poche conchiglie (4 neuri) e Nico ne compra una perché nella vita non si può mai sapere…

- il latte viene venduto in sacchetti di plastica e dura 15 giorni anche se c’è scritto che non è a lunga conservazione (cosa cavolo ci fanno???)

- la crema mou è ovunque;

- non ci sono le merendine da volo come le vuole Claudio ( i muffin si sbriciolano troppo e le barrette troppo poco).

Finita la spesa decidiamo di andare a cena, mangiamo altri 4 chili di carne a testa (evviva la gotta!!) e gi accasciamo a letto in attesa dello spuntar del nuovo giorno.

Giorno 12 novembre 2009

Ci svegliamo con le occhiaie che toccano terra dato che nessuno ha dormito a causa di Claudio che ha russato come un lama.

Arriviamo in aeroporto e cominciamo a paciugare con gli strumenti: svita qui, attacca li, collega quello e scollega l’altro e, ma haccavolo, non va… Beh, strano… controlliamo le polarità… … … *##** !!! L’elettricista dell’aliante a quanto pare non ha afferrato bene il concetto che i cavi elettrici hanno colori diversi per un motivo e non per bellezza. In pratica ogni collegamento non ha un maschio e una femmina ma ha due attacchi uguali e scambiabili, ognuno con un maschio ed una femmina. Questi hanno deciso che il nero fa maschio e il rosso no, quindi ad ogni maschio è attaccato il cavo nero e ad ogni femmina il rosso, con il risultato che le polarità sono giuste o invertite a seconda che i giunti sul filo siano in numero pari o dispari… geniale!

Beh, sistemiamo sta faccenda, nastriamo gli alianti schieriamo e via. Volo di controllo.

30 km/h di vento, no cumuli. Decollo io, decolla Claudio e infine Nico. Io ho qualche problemino a tirare dentro il carrello, sai che novità, al quinto tentativo riesco ma mi sbuccio un gomito contro il microfono. Naturalmente non arrivo all’Lx o meglio, ci arrivo ma solo strozzandomi on le cinture (che a quanto pare sono le originali dell’aliante, in canapa, della stessa consistenza dei calzini infangati e sporchi lasciati calcinare al sole. Solo che il calzino dopo un po’, a smanazzarlo, torna molle, le cinghie no).

Ma il meglio è l’inge (Nico)!

Inge: “Nena da Nico mi ricevi?”

Nena: “si Nico, avanti”

Rif (x 10):

I: “Nena da Nico per prova”

N: “avanti Nico”

I: “Claudio mi ricevi?”

Claudio: “Si Nico”

Oh, strano, Nico ha dei problemi con la radio, ma no dai, davvero? Una novità!

C’è da dire che le radio in dotazione non sono delle più prestanti: radio portatili appiccicate al cruscotto.. hummm, che meraviglia, con il risultato che, avendo il volume di trasmissione basso per sentirci tra di noi dobbiamo alzare il volume a manetta, con il piccolo effetto collaterale che poi’ quando parala qualcuno con una radio normale l’altoparlante a momenti scoppia portandosi con se i nostri timpani.

Nel frattempo vediamo la città dall’alto: tanti piccoli quadratini regolari, un’enorme scacchiera: quadrato con case, quadrato con piazza, 3 quadrati con case, un quadrato con piscina, altri 3 quadrati con case…. Tipo Sim city, il giochino per pc che andava 10 anni fa. Solo non c’è il T-rex che ci camminava in mezzo.<--- *citazione colta*

Dopo un’ora di ravanamento io e Claudio atterriamo, ma nessuno de due riesce ad uscire dall’aliante. I comandante se la ghigna di brutto mentre noi facciamo la sauna… il problema è molto semplice: le cappottine degli Jantar non sono incernierate ma si staccano completamente e, ne io ne Plaudo abbiamo la minima idea di come uscire senza fare disastri. Così aspettiamo pazienti che qualcuno ci venga a tirare fuori. Non ridete!

Scendo dall’aliante con la maglietta che fa un odore che stenderebbe un bisonte in corsa. Questo non perché io non mi lavi, ma perché la mente geniale che ha progettato lo Jantar ha pensato che il naso del suddetto sia molto carino senza il buco centrale, e su questo posso dargli ragione, e quindi l’idea di farci un buco per la presa d’aria non gli è passata nemmeno per l’anticamera del cervello!

In pratica quindi lo Jantar ha 2 prese d’aria sotto le ascelle (sotto le ali per intenderci) che buttano direttamente dietro in fusoliera. I rinvii dei comandi di coda quindi sono contentissimi perché stanno belli freschi, il pilota un po’ meno.

Dopo un’altra ora atterra pure Nico.

Smanettiamo ancora con gli strumenti e ricolleghiamo i tubi del vario mio e di Nico in modo che funzionino. Nel frattempo io e Clod ringraziamo moltissimo colui che ha progettato il cruscotto dello Jantar che lo ha pensato per persone con articolazioni anteriori con 5 snodi.

Mentre smanetto sull’aliante mi si avvicina un allegro gruppo di argentini con una strana roba in mano che scopro poi essere il mate. Una mezza zucca, riempita appunto con mate (che è simil tè) ed una cannuccia con unfiltro in fondo. Questi mettono acqua bollente nella zucca e si devono questo tè. La parte folkloristica del tutto è che la zucca, e di conseguenza la cannuccia, pare non appartengano al singolo, ma bensì alla collettività, così che devono tutti dalla stessa cannuccia. Beve uno, beve l’altro, beve il terzo, io intanto guardo e questi interpretano male il mio sguardo perplesso (che di solito è abbastanza eloquente) e gentilmente me lo offrono. Io gentilmente rifiuto. Loro gentilmente mi assicurano che se sono il Argentina devo assolutamente provarlo, ringrazio ma no, non ho sete… insistono, non ho via di scampo. Accetto. Bevo. Baaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhh, è amarissimo! Li guardo con un’altra faccia esaustiva e ringrazio ridandogli indietro l’intruglio micidiale. Loro ridono…


Il meteoman di qui chi raccomanda di smontare, probabile temporale nella notte. Pahhhhhhhhh! Ma siamo sportivi e quindi la prendiamo come una prova generale per vedere se siamo in grado di smontare i nostri alianti. Pare di si. Cena in aeroporto, ancora carne.

*nota: abbiamo visto moto e scooter da fare invidia ai migliori napoletani: 4 su una vespa, ovviamente nessuno col casco e senza targa, macchina senza targa, più macchine coi fari spenti la notte e, top del top, vince il premio-fantasia una moto (non scooter, attenzione), rigorosamente senza targa, con su: bambino, donna e uomo + stampelle agganciate al manubrio.

Giorno 13 novembre 2009

Oggi è il compleanno del Generale e noi cantiamo:

“taaaaanti augurii a teeeeeeeeeeee” sfran, esplode il primo bicchiere di vetro…

“taaaaanti auuguuugri a teeeeeeeeeeeee” crash, esplode la tazza di ceramica…

“tanti auuuuuuguriiiiiiii geeeeeeeneraleeeeeeee” sbluop, si crepa anche il servizio di bicchieri di plastica….

“Taaaanti auguriiii aaaaaaaaaaaaaaa teeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee” badabbam, scoppiano i tubi dell’acqua, le lampadine e si crepa la campana della chiesa a 2 isolati da qui!


Bene, anche questa notte è passata totalmente insonne a causa di Claudio che continua a russare come un panda tibetano (mi gioco il criceto di casa che vi state chiedendo tutti: ma ci sono panda in tibet? Non lo so, non mi interessa e, se volete prendervi il criceto mi fate solo piacere!).

Piove.

Andiamo in aeroporto comunque, un po’ in ritardo sulla tabella di marcia.

Piove ancora. Pacco.

Lavoriamo ancora sugli alianti: mettiamo su gli switch sulla cloche (perché è carino poter cambiare da vario a solfar ogni tanto…) cambiamo lo strumento di Claudio e sistemiamo altre 2 robette. Pranzo in città. Torniamo in aeroporto a sistemare altre 2 cose, scopriamo con piacere che le patelle del carrello del mio Jantar non si chiudono, o meglio, si chiudono lasciando 2 dita di sfessa. Mi sembrava un po’ rumoroso l’altro giorno... Il tempo resta perfido. Non voliamo e ci consigliano di non montare, possibili temporali anche domani. Ci tengo a puntualizzare che qua è 6 mesi che non vedono una goccia d’acqua. È qui solo per noi, la maledetta nuvola di Fantozzi ci segue ovunque!

Verso le 8 torniamo a casa, poco affamati dato che il pranzo è stato consumato alle 4.

Super sorpresa al Generale (che non ci aveva sgamato a comprare le candeline al supermercato, noooooo), teglia di crema-fragole e cioccolato con un falò sopra, abilmente preparata di nascosto da NicoIca.

Letto, se Clo russa anche sta note….

Giorno 14 novembre 2009

Buon giorno amici ballerini di tango sul mattone, oggi è sabato, ultimo giorno di prove prima della gara.

Sono accadute molte cose… La notte Claudio ha russato come un koala nel periodo dell’accoppiamento, la mattina ci siamo svegliati con il cielo coperto, 570.000 farfalle si sono accoppiate per dare vita ad almeno altrettanti bruchi, l’Africa si è spostata di 0,03 mm verso la Sicilia, noi abbiamo assaggiato panini argentini con la Hamburghesa dentro e l’entropia dell’universo è aumentata a causa dei miei calzini sporchi lasciati a fermentare in camera.

Ma torniamo alle cose importanti: sveglia, cielo grigio, andiamo in aeroporto, vento forte. Montiamo, la notte non ha fatto tormenta, lo smontaggio è stato solo per sport. Mentre montiamo il Generale lascia capocciando un pezzo di sè sul piano di coda del mio aliante, non lo tolgo, un pezzo della geniale mente del Generale può fare grandi cose, magari mi passa pure un po’ della su saggezza.

Ci nutriamo in aeroporto facendo un super pranzo con hamburger, patatine e insalata alla bellezza di 3 neuri a testa, stupendo!

Poi decolliamo e gironzoliamo su cielo campo, il vento è bello teso, le termiche rotte, ma intanto prendiamo un po’ la mano con gli alianti.

Io scendo con 2 tonsille come 2 meloni dato che la capsula del mio microfono deve avere la stessa età delle cinture e deve essere incartapecorita uguale. Già, allegherò una foto del cruscotto così che possiate capire… l’LX lo abbiamo messo su noi, prestate particolare attenzione all’anemometro, alla radio e alla bussola! Soprattutto alla bussola…


Io scopro con immenso piacere che lo Jantar esce bene dalla vite… buono. Intanto da su abbiamo modo di ammirare la Laguna di Gomez ed il piccolo villaggio annesso con una media di 1,5 piscine pro capite.

Nico aspetta a terra dato che ha il badecco come al solito. (*badecco: malattia tipica dei volatili da penna). Il cielo si apre ed il vento rinforza. L’Inge che è delicatino sta al chiuso per non peggiorare.

Alla sera andiamo a pappa in centro, osiamo, pasta e pizza. Devo dire che non erano male ma, a metà cena, tah tah tah tahhhh, chiamano dall’aeroporto dicendo di smontare: tempesta nella notte.

Così, pieni come delle olive ascolane, torniamo in aeroporto a smontare i 3. Giuriamo insieme che, se alla notte non fosse venuto un temporale coi fiocchi, i meteorologo sarebbe stato scuoiato il giorno seguente, e il suo corpo dato in pasto ai feroci tapiri argentini.

Per sua fortuna verso mattina viene un bel po’ d’acqua con lampi e tuoni (difficilmente distinguibili tra il russare di Claudio).

Giorno 15 novmbre.

Primo giorno di gara oggi, oramai le nostre occhiaie toccano terra, Claudio ha russato ancora come un bue muschiato,non se ne può più!

Comunque sia, andiamo in aeroporto, carichissimi! Il cielo un po’ meno.

Cominciamo a montare l’aliante di Nico, mentre mettiamo su la seconda ala ci si avvicina un hombre dicendo che la classe B è annullata. Bon. Cominciamo bene… finiamo di montare il cirrus dato che con un’ala sola non potevamo lasciarlo. Briefing alle 10.30. Ma noi non molliamo, decidiamo di colare comunque! Il cielo non migliora, è ancora pieno di cirri e il vento è forte. Verso mezzogiorno annullano anche le altre 2 classi. Decolliamo comunque per farci un giro!

Alla sera atterriamo ed il meteoman, dopo aver squartato uno stormo intero di volatili per vaticinare qualcosa di plausibile, ci suggerisce di smontare gli alianti. E via ancora. C’è da dire che per fortuna i carrelli degli alianti, altamente prestanti, ci facilitano il compito. Allego foto assicchè cogliate l’ironia. Se non cogliete problemi vostri.

Poi si sa che i Fergnani sono abituati a dei carrelli di lusso…

Andiamo a pappa in centro e tentiamo la sorte ordinando pizza… Niente male! Diversa dalla nostra, ma va giù.


Giorno 16.

Non ci svegliamo perché siamo già svegli da prima a causa di Claudio… no comment. La notte ha fatto un casino d’acqua, ma non si è sentita perché il russare di Clo copriva ogni altro possibile rumore. Buenos Aires è mezza allagata. Andiamo in aeroporto. Montiamo, ancora. Il nastro per le ali è finito, a forza di monta smonta abbiamo consumato tutti i rotoli che avevamo portato da casa che sarebbero dovuti bastare per tutto il periodo secondo le migliori previsioni. Al briefing ci sparano un tema di 170 km. Previsione di vento: 35 km/h in aumento. No cumuli, si cirri. (dite no ai cumuli, dite si a Valsoia!)


Bene, schieriamo. “Ma non ci faranno partire” pensa la piccola nocciolina all’interno del mio cranio… La manica a vento è in orizzontale da un pezzo. Abbiamo scoperto che verso i 30 km/h la manica qui sta in orizzontale. Da quella velocità in poi il vento si può misurare con i seguenti modi: vedere quanto a palla sono i miei capelli a fine giornata (ma per questo bisogna appunto aspettare la sera); lanciare un maccherone in aria in verticale misurando la forza impressa e vedere quanto in la ricade: pesando il maccherone e sapendo il suo coefficiente di resistenza (che varia a seconda del condimento) si può calcolare il vento; guardando la bandiera gialla che sta appesa davanti all’hangar: più tira vento più questa si schiaccia verso l’alto. Beh, optiamo per l’ultimo metodo in quanto, nonostante il più pratico sia senza ombra di dubbio quello del maccherone, mancando il coefficiente di attrito del maccherone ai quattro formaggi che servono qua (perché la densità di questi quattro formaggi è diversa dalla densità dei nostri) la stima del vento sarebbe imprecisa.

La bandiera è alta come una sottiletta.

Fanno partire la classe A (l’equivalente dalla nostra libera) aspettano 10 minuti. Intanto noi guardiamo su, gli alianti contro vento sono praticamente fermi. Ah... Fanno decollare anche noi. Bene, l’LX mi da fino a 56 km/h di vento. Non scherzo. Il traguardo è sopravento all’aeroporto. No riusciamo ad arrivarci! Insomma, un fatto casino. In roccolo ogni giro non interseca nemmeno quello sotto. Dopo 2 ore di ravanamento tutto va in ombra, atterriamo e poi ridecolliamo. E poi riatteriamo dopo eltri 5 minuti. Beh. Come dicono quelli che puzzano: c’est la vie!

Nel frattempo a Claudio è partito il fusibile della radio, così picchettiamo gli alianti e ci dirigiamo in centro, lasciando NicoIca a tubare in aeroporto. Mentre ci stiamo piluccando un gelato chiama il meteoman che, dopo aver sterminato tre quarti della fauna volatile della laguna convinto che gli aruspici avessero capito tutto dalla vita, ci dice di venire a smontare in fretta; tempesta in arrivo. Così torniamo trafelati all’aeroporto, smontiamo ancora, che gioia!

Andiamo a pappa e poi a nanna vedendo all’orizzonte lampi da pauuuuuuura.

Giorno 17

Io continuo a dormire nel terrore dato che il Generale ha giurato vendetta a causa di un piccolo innocente scherzo un paio di giorni fa (gli ho chiesto dov’erano le chiavi del carro armato mentre dormiva in macchina e lui non ha gradito…). Così mi aspetto una secchiata di acqua fredda una di queste mattine.

In aeroporto nessun aliante è montato, molliamo li NicoIca ed andiamo in centro alla ricerca di: nastro per le ali, fusibili, calzini per la Ica che, nonostante le 2 valige abnormi che si è portata appresso, non ha calzini a sufficienza (voglio sapere cosa c’era dentro poi…), filo di ferro per l’aliante di Clo (si, è previsto l’uso del fil di ferro per bloccare il piano di coda) e carta adesiva colorata per marcare i nostri alianti e capire chi è chi in volo.

Torniamo con:

-quattro metri di carta adesiva rossa, purtroppo quella color legno non c’era;

-filo di ferro: 10m, sufficienti per i prossimi 137 montaggi dello Jantar;

-4 fusibili: due da 1 A e due da 3;

-nastro isolante per le ali color giallo canarino, che fa tendenza;

-calzini della Barbie per la Ica, con tanto di stemma con immagine di cenerentola che cambia a seconda dell’inclinazione, ovviamente su sfondo rosa;


Quando torniamo in aeroporto, non essendo più rimasti uccelli da sacrificare, il meteomen brancola nel buio e così danno no task. Optiamo pertanto per un giretto turistico a Rosario, a circa 200 km da Junìn. Vediamo la città ed il Rio. Il Generale si compra un coltellino svizzero per andare a funghi, e non voglio sapere che genere di funghi raccolga e quanto questi cerchino di vendere cara la pelle data la dimensione della lama… ma il Generale assicura che quando è allenato è capace anche di affrontarli a mani nude.

Torniamo verso casa a sera, ed è proprio ora in macchina che sto dando il meglio di me scrivendo. È impressionante come qui attorno non ci sia assolutamente nulla, nessun paese, nessuna luce. Esattamente la stessa cosa che ha pensato ieri il mio ultimo neurone guardandosi d’attorno in cerca di fratelli…

Il giorno dopo… 18 Novembre.

Come al solito non ci svegliamo perché siamo già svegli. Claudio russa ancora come una moffetta durante la stagione dell’accoppiamento.

Come riempire la mattinata se non con del buono e sano esercizio fisico e mentale?!? Così montiamo gli alianti. Proponiamo anche una competizione parallela a quella di volo: chi monta-smonta più in fretta l’aliante, team formati da 3 persone, gara ad handicap a seconda del tipo di aliante. Più è nuovo più è alto (un discus si monta più in fretta di un cirrus…). 50 punti di bonus se si mettono anche le spinette nei comandi. Anche il tipo di carrello influisce: un Cobra ha un handicap molto alto, un “Pitone” come il nostro è già meglio, per i carrelli universali handicap bassissimo.

Gli altri team non aderiscono all’iniziativa, chiaramente intimoriti delle nostre prestazioni.

Vabbè, optiamo così per una gara di volo normale.

Schieriamo. Aspettiamo. Aspettiamo. 40 km/h di vento esattamente a 90° con la pista, che c’è da chiedersi se hanno usato una squadra per metterlo così preciso. Intanto la copertura si avvicina ed incombe sempre più.

Dopo 1h ci danno il no task. Nico e Claudio decollano comunque. Io vado a smontare con il Generale perché il tempo non promette nulla di buono. Ormai i comandi dello Jantar sono capace di attaccarli e staccarli ad occhi chiusi, con le mani legate dietro la schiena e una mela in bocca (che, anche se non complica particolarmente le cose, rende tutto molto più ridicolo).

Comunque sia, una volta smontato vado a vedere il bollettino meteo: prevista tormenta forte, consigliano di adottare le dovute misure di sicurezza per alianti, carrelli, tende e campeggio.

Benone! Ottimo direi! Facciamo scendere pure Nico e Clo, smontiamo i loro e ficchiamo i loro carrelli nell’hangar, il mio no perché non c’è posto, lo picchetto. Poi vado dal meteoman per chiedere se la notte è veramente prevista l’apocalissi. Lo trovo con in una mano un coltello e nell’atra uno dei cani dell’aeroporto. Gli dico di non farlo, che se non ha funzionato con gli uccelli non funzionerà nemmeno con il cane. Mi da retta ma non si tranquillizza per la notte. Il cane scappa con la coda tra le gambe e al meteo non resta che affidarsi alla lettura dei fondi di Mate, peraltro resa abbastanza difficile dal fatto che il mate è tutto un fondo! Così si convince della previsione drastica.


Disperata mi dirigo nel luogo da tutti i migliori considerato come migliore fonte di ispirazione: il bagno. L’illuminazione arriva solo al termine della meditazione quando tiro l’acqua. Trovo finalmente molte delle risposte alle domande della vita: chi siamo, dove andiamo e soprattutto a che ora torniamo. E capisco anche perché il tempo continua a fare schifo! L’acqua nella tazza gira in senso antiorario. Ci hanno fregato. È tutta una grande messa in scena, noi non siamo in Argentina, non siamo nemmeno nell’emisfero sud! Solo una mente acuta come la mia poteva arrivarci. Corro così a comunicare la cosa agli altri. Sorridono con fare condiscendente e mi danno ragione. Non sono convinta che mi credano ma lascio passare.

Torniamo a casa a mezzanotte e 1 minuto facciamo un agguato all’Inge che dorme per ricordargli che è il suo compleanno. Mostra il suo apprezzamento stritolandomi e torna a dormire.

Giorno 19 Novembre 2009.

Claudio con i suo russare da giaguaro albino della Namibia ha coperto qualsiasi rumore di temporale o pioggia esterno.

Grande giorno oggi. Non solo perché l’Inge ha appena fatto 24 anni ma anche perché sembra che fuori non ci sia vento. No! Non è possibile!

Corriamo in aeroporto. La manica a vento è quasi sgonfia. No! Ci guardiamo in faccia perplessi. Sembra tutto irreale. Così montiamo e andiamo al briefing. Il meteoman si presenta con una pelliccia di pelo di lupo albino addosso, ancora calda. Dove cavolo lo ha trovato??

Non importa, l’importante è che la meteo ci becchi! Molla il foglio della meteo vecchio!

Humm: base 1200m, cumuli ma non dice quanti ottavi, dice solo cumuli al plurale, vento 30 km/h.


Beh, dai, si può fare! Vai che si parte. Ci appiccichiamo dietro gli Janus con su quelli bravi. E via. Beh, i 30 km di vento sono poi 45… ma non importa, il top termica è a 1050m, ma non importa… i cumuli almeno ci sono, si presentano nell’arco di 3 ore in numero di 2, all’orizzonte.

Vabbuò. I primi 2 lati vanno anche più o meno, stiamo dietro anche a quelli con l’acqua (perché la classe B in cui corriamo noi è una specie di Club con acqua).

Poi arriva il lato contro vento e li ci disuniamo. Facciamo tutti un bell’aggancio a 250m e ci teniamo stretta la termica che abbiamo ma Claudio, che è il più alto di tutti, lascia prima finisce in terra insieme ad uno dei 2 Janus. Nel frattempo tutti attorno a me scompaiono. Perdo pure Nico. Lo sento che finisce per terra prima di passare la città. Io trovo qualcosa, vado avanti un po’, ancora un po’, un pochetto ancora. Basta. Atterro a 4 km dal campo, in un campo coltivato a terra. Chiamo Edo che mi dice che la Ica, accompagnata da un autoctono, è già partita per recuperare Clo. Edo è partito per recuperare Nico. Io devo aspettare che qualcuno torni. Vabbe, per fortuna mi sono portata il lettore mp3. Scarico. Ottimo. Il telefono suona ancora. È un argentino, mi viene a prendere lui, ottimo, gli passo il contadino in modo che si chiariscano!

Io e Clo arriviamo in campo prima di Nico così decidiamo di andargli a prendere il regalo. Un paio di calzetti orribili, che avevamo già adocchiato per la Ica.

Erano veramente qualcosa di raccapricciante. Li abbiamo presi perché gli ricordino la meteo della gara. La cassiera, quando vede l’articolo rimane basita. Erano anni che al supermercato cercavano di disfarsi di quell’ultima partita di calzini orrendi, ed erano anni che i dipendenti ricevevano quelli come regalo di natale da parte del supermercato. Vedendo così l’ultimo paio andarsene un po’ si commuove. Oramai facevano parte della famiglia. Un po’ come la Luigiona del Bar Sport di Benni (apprezzate le citazioni colte che ce ne sono poche!).

Alla sera si festeggia così in aeroporto con bistecca e torta-gelato sciolta. Nico apprezza molto i calzini.


Giorno 20 novembre 2009

Claudio è stato cacciato fuori di casa a calci dai ragni che nemmeno questa notte sono riusciti a dormire (e vi assicuro che con la stazza che hanno i ragni qui non ci sono stati particolari problemi).

Colazione con un anno in più sulle spalle per qualcuno (si cominciano a sentire eh inge???).

Andiamo in aeroporto e, chi indovina cosa facciamo? Tu, tu che hai alzato la mano la in fondo. No, non te con il turbante, tu di fianco, con il paraorecchie di pelo rosa, dimmi.

“Saltate i fossi per la lunga?”

“No vedi che non sei stato attento?!? Esci dall’aula strisciando!”

Hem, dove eravamo rimasti? Ah, si, montiamo.

Mentre tengo su una delle 2 ali de Cirrus di Nico un branco di formiche nere (nere perché incazzate) mi assale. Avevo il piede sul loro nido in effetti. Saltello così con l’ala in mano facendo divertire moltissimo tutti i presenti.

Al briefing il Meteoman è chiaramente sull’orlo di una crisi di nervi, pelle tirata, occhiaie profonde, canini un po’ sporgenti… ci consegna il foglio meteo: cumuli no, cirri si, 40km/h di vento, base 1100m.

L’uomo affianco a me al briefing che vola un PW5 mi guarda con la stessa disperazione in faccia di un cucciolo di Labrador abbandonato la vigilia di natale. Lo capisco.

Ma i nostri eroi non si perdono d’animo! Con le ali nastrate con lo scotch giallo si può fare qualsiasi cosa! Schieriamo e decolliamo. Decollo un po’ strano il mio, ci ho messo un po’ a capire… L’aliante si alza, la corda no. Il traino si alza, la corda continua a fare la pancia e a strisciare per terra… e per un bel pezzo! Curioso, li per li non ho capito. Poi, una volta atterrata, ho chiesto spiegazioni al Generale che mi ha detto che avevano attaccato un cavo che si poteva usare per ormeggiare la petroliera Exxon Valdez. Beh, se non altro non si è rotto in traino!

Ma torniamo a noi, Claudio, appena decollato, si accorge che il palmare non gli aggancia i satelliti. Dato che non ha nemmeno la bussola a bordo (da farsene della bussola?!?) cerca il nord guardando la posizione del muschio sugli alberi (questo lo ha imparato agli scout). Dopo un attimo di disorientamento si rende conto che teoricamente siamo nell’emisfero sud, e che quindi il muschio cresce sul lato sud (questo invece lo ha imparato ad ingegneria aerospaziale, al 3° anno).

Si parte, io davanti, e Clo dietro che cerca il muschio sul mio timone di coda.

Il primo lato e di 50 km, con 50 km di vento contro non finiva più! Facevamo la termica, planavamo ed eravamo allo stesso punto di partenza.

Poi finalmente abbiamo girato il maledetto pilone. Io e Clo sempre vicini (il palmare suo ancora non andava…) Nico disperso! Gli Janus pure. Gli altri sparpagliati.

Insomma, per farla breve: io e Clo torniamo a casa, Nico atterra a una trentina di km dal campo.

Il vero motivo del fuoricampo dell’Inge è noto a tutti, anche se per discrezione c’è chi tace, noi non abbiamo peli sulla lingua (il che poi farebbe anche molto schifo oltre che essere antigenico): l’Inge non ha messo gli orribili calzini che gli abbiamo regalato il giorno prima. Non si sfida così la sorte! Vergogna Inge!


Giorno 21 novembre 2009

Claudio russa come sempre, ma almeno questa notte siamo troppo stanchi per sentirlo.

Oggi è l’ultimo giorno di gara… tristezzaaaa!

Ed è pure brutto… ancora più tristezzaaaaaaaa!

Pioviggina tipo Londra… buahhhhhhaaaaaaaa!

Lo sapevo, è colpa nostra che non abbiamo smontato la sera prima… se lo avessimo fatto il tempo sarebbe stato magnifico.

Così sotto quella piacevole pioggerellina che ti fa infeltrire i capelli fino a che non diventano della stessa consistenza del pelo di pecora irlandese (considerazione personale: i miei capelli così migliorano notevolmente passando dalla consistenza del pelo di muflone sardo a quella del pelo di pecora irlandese), diecevo, sotto la pioggerellina rientriamo in possesso dei nostri LX.

Ri sistemiamo le alimentazioni degli strumenti che c’erano prima, rosso con nero e nero con rosso, come di regola quì.

Consegniamo gli alianti impacchettati nei loro carrelli e via con la festa! Cena, premiazione y a bailar!

Termina così il nostro trastullo argentino. Con una serata in una specie di discoteca e i numeri di telefono di tre ragazzi argentini in tasca (a me naturalmente, mica a Clo o all’IngeIca!).

Salutiamo così gli amici di Radio Tango. Se qualcuno/a è interessato ad uno dei numeri di uno dei tre ragazzi mi faccia sapere.

Intanto facciamo i dovuti ringraziamenti; un grazie sentito a:

AeCI che ha finanziato l’allenamento; il Leo e la FIVV e Marco Gavazzi che hanno promosso l’iniziativa puntando su noi giovani; il Kilo Charlie che anche lui puntava su di noi, però in termica; Edo che si è sbattuto notevolmente a organizzare tutto e a sopportarci (santo subito!!); la Ica che oramai smonta e monta gli alianti anche da sola; le creme della Ica che si seguono ovunque; la bussola di Clo e quella dell’inge che non si sa dove siano; le walky talky che c’erano sugli alianti e che ci hanno spacciato per radio; il fusibile della radio di Claudio che si è bruciato 15 volte; chi ha pensato il cruscotto dello Jantas (si, lo so, l’ho già ringraziato prima ma mi sento in dover di farlo ancora) perché non ha mai considerato il fatto che uno debba mettere mano agli strumenti; il servizio di lavanderia dell’aeroporto perché senza quello non ci avrebbero sicuramente fatto salire sull’aereo di linea per tornare a casa; il Tanghero, il nostro aggancio argentino in Italia; il meteoman e tutti gli uccelli che sono stati sacrificati inutilmente; i 3 pregievoli carrelli degli alianti; Damian che mi è venuto a prendere dal fuoricampo; Javier che ha fatto compagnia a Claudio in fuoricampo; i campi dei fuoricampo; quello che è andato a prendere Clo dal fuori campo, di cui non ricordo il nome; il Tato, interprete ufficiale italiano-spagnolo; l’Inge, che dopo 2 settimane, l’ultimo giorno, finalmente ha metabolizzato che in spagnolo ‘che cos’è?’ non si dice ‘ques que es?’; Claudio per averci tenuto compagnia russando ogni notte; tutta la fauna della casa per avermi divorato nel sonno (piccoli bastardi…); la leva del carrello dello Jantar che ha provveduto a lasciare il suo segno su di me (gomito dx), i tubini di plastica che ho infilato negli sbiruli da girare dell’LX che mi hanno aperto nuovi orizzonti, ora posso addirittura cambiare schermata mentre sono in volo (tremate gente, le mie prestazioni volovelistiche miglioreranno!!); la Nivea Solare che ha protetto la pelle delicata dell’Inge dai terribili raggi solari argentini; la Think Pink che fa pantaloni visibili ad occhio nudo anche dallo spazio, così gli altri mi vedono sempre (io sono il puntino giallo); il furgoncino che avevamo che ha contribuito notevolmente al mantenimento della nostra forma fisica grazie alle spinte della mattina per farlo partire; il mio cervello-nocciolina che quando ho fatto la valigia ha pensato di prendere 2 paia di scarpe da ginnastica, entrambe giallo limone; la fauna argentina che si è sacrificata per noi; il meteoman, idolo locale e soprattutto Rat-man, fonte assoluta di ispirazione per me, ed ora anche per Claudio! (Chi non lo conosce vada immediatamente in edicola e se ne compri uno, attenzione però che crea dipendenza !!!)

Ciao a tutti belli,

Radio Tango chiude qua, in attesa dei Mondiali in Argentina (chissà…)!